Istituto per la Cultura Siciliana presenta questa sera la farsa in un atto “La scerra di li numi” di Domenico Tempio

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Spettacolo gratuito, presso la Sede di Catania in via Giuseppe Di Stefano 25 angolo via Platamone (visualizza su Google Maps), dall’Istituto per la Cultura Siciliana insieme all’Associazione Culturale Terreforti, che ringraziamo per la bellissima proposta. Ingresso dalle ore 19.30, inizio immancabile ore 20.00.

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Domenico Tempio, noto anche come Micio Tempio, iniziò presto a scrivere in versi e acquistò fama di buon poeta. Fu accolto nell’Accademia dei Palladii e nel salotto letterario del mecenate Ignazio Paternò principe di Biscari e come questi fece parte della Massoneria.

È considerato il maggiore poeta riformatore siciliano, però fu conosciuto e apprezzato dai contemporanei e presto dimenticato: per tutto il XIX secolo fu censurato e bollato come poeta pornografico, prendendo spunto solo da una parte dei suoi componimenti. Dopo la seconda guerra mondiale si rivalutò la sua opera.

Tempio è ora considerato un poeta libero che usa tutti i suoi mezzi per smascherare le falsità e gli inganni della società. Le sue opere spaziano dall’esaltazione dell’operosità dell’uomo alla critica alla Chiesa, dalla contemplazione della natura alla critica dell’ignoranza. La sua stessa Sicilia è vista rivalutata da un realismo che spazza via il mito di una società pura e incontaminata. In alcune opere anticipa ampiamente il movimento verista che si sarebbe affermato solo quarant’anni dopo la sua morte. (tratto da Wikipedia).

Questa breve presentazione per annunciare ai nostri lettori che questa sera, presso la sede dell’Istituto per la Cultura Siciliana, sarà rappresentata la farsa in un atto di Micio Tempio “La scerra di li numi”. La rappresentazione sarà curata dalla Compagnia di Artisti che ci omaggia di questa bellissima iniziativa culturale di grande spessore.

Con:

Giove Gaetano Gullo
Melpomene Letizia Tatiana Di Mauro
Esculapio Alfio Guzzetta

Coro:

Michael Castorina
Concetto Cefalà
Alessia Costa 
Francesca Privitera
Francesca Sanfilippo
Martina Salamanca

 

Dalla presentazione riportiamo queste due critiche teatrali:

“Domenico Tempio visse il suo momento arcadico, si dilettò di Clori ed anche di Fileni. Visse il suo momento illuministico. Fu travolto da una gagliarda ventata di giacobinismo per ritrovarsi, ancora una volta, affamato e indifeso, timido e spaurito, nei salotti mondani delle varie Principesse di Valsavoja o dei Baroni Guttadauro”. (Santo Calì)

“Due pretendenti si disputano una certa carica, la quale non offriva che sparutissimi guadagni. La lotta impegnata intanto sembrava che piegasse favorevolmente per quello che dilettavasi di esercitare l’arte salutare, allorquando l’altro competitore, che era amico delle muse, seppe ottenere a suo vantaggio altri voti, e contro ogni aspettativa risultò nel posto. Siccome trattasi di contesa tra due orfani, i quali scesero a tutte le viltà per riuscire nello intento, il nostro poeta volle eternare il ridicolo avvenimento col presente dramma”. (Giannotta)

 

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